Per Edelweiss
Non conoscevo a fondo il lavoro dell’amica Edelweiss, e trovandomi a scrivere qualche riga su questa mostra indubbiamente insolita, non posso fare a meno di considerare il profondo rapporto di amicizia che mi lega a lei e, pertanto, è per me d’obbligo guardare queste opere da un punto di vista diverso. Il dato principale che emerge da una prima analisi è senza dubbio l’inusitata capacità della Molina di guardare: il suo è uno sguardo che decifra e trasferisce sulla tela i caratteri, somatici e psichici, dei personaggi che abitano la sua quotidianità. Il disegno è per lei uno strumento essenziale per comprendere la realtà e riportarla al suo, personale, livello di accessibilità. In questo senso troviamo ritratti di artisti, amici e colleghi di Edelweiss, come pure ritratti di artisti del cinema, attori e registi. Tutti, ugualmente, le sono familiari per qualche ragione e pertanto sono degni di diventare i partecipanti di un convivio ideale, allestito e organizzato come una vera portrait gallery di elisabettiana memoria. E non si può fare a meno di sottolineare che Edelweiss Molina conosce bene il segno e la sua potenza descrittiva, padroneggia il disegno e la pittura con sapiente misura e unisce alla tecnica, di cui è padrona, un certo gusto per l’illustrazione di matrice pop, quel gusto che, non a caso, ha caratterizzato l’illustrazione cinematografica dagli anni quaranta sino ai primi anni ottanta del Novecento.
In queste opere è infatti curiosa la commistione tra quel mondo di immagini ingigantite dai manifesti (Cardinale, Troisi) e una pittura molto decisa, quasi gestuale, dai timbri forti e dalle giustapposizioni marcate. Edelweiss Molina è artista che in questa mostra ha quasi del tutto ignorato i mezzi toni e ha preferito entrare diretta con pennellate di rosso vivo a sottolineare i volti degli artisti e a caratterizzare i fondi dei ritratti da interventi di una marcata aggressività pittorica, dal sapore fauve. E’ una pittura che dialoga con il linguaggio del cinema, che con certo cinema condivide l’aspetto espressionista, quello stesso aspetto che richiama direttamente alle emozioni profonde (Scorsese) e che muove le viscere più che il pensiero razionale. La necessità, inoltre, di inquadrare spesso l’opera secondo una scansione rigorosa e geometrica appartiene a quell’aspetto che riporta alla formazione di Edelweiss Molina architetto e che ritorna, più o meno costantemente, in tutta la sua produzione pittorica. Molina conosce però anche un aspetto più mite, più poetico e contemplativo. E’ il caso de L’isola di Cossyro, opera in cui il ritratto dell’artista Cossyro è inquadrato in uno sfondo marino che rappresenta la memoria delle sue origini, l’isola di Pantelleria: è una piccola opera che condivide l’atmosfera di sottile melanconia delle numerose marine realizzate da Molina e che completa il quadro di una personalità artistica ricca e vivace, ma misurata e riflessiva al tempo stesso.
Novembre 2009
Tiziana D’Acchille
Sergio Lombardo (70x35)
tecnica mista su tela (2008)