Caludia Cardinale (50x50)
acrilico su tela
A volte, capita, quando le immagini affastellano la mente e manca la serenità o se vogliamo l’ispirazione o ancora la consapevolezza serena di carpirne il linguaggio, di elaborare scenari mnemonici dove più ancora che un luogo mi appaiono i gesti , le smorfie, la mimica espressiva di un aspetto interessante, che poi sfugge e riappare fino a diventare qualcuno che ho conosciuto. Anzi, a ben pensare , lo riconosco perché quando l’ho visto ,l’ho guardato. Era quel qualcuno che…. Ho visto in televisione ,…..che ….mi ha dato quell’informazione , che ….mi ha salutato, mio fratello, sorella, nemico… e poi il suono, il timbro di un vociferare, l’odore , il senso e la sensazione dei luoghi che attraverso quotidianamente….e che ho attraversato…..
..anche se, quando provo a dare una visibilità a tutto questo mi accorgo che mancano le coordinate, i parametri necessari a ricostruirne l’identikit e allora provo ad elaborare queste “immagini al buio” dove la memoria diventa l’artefice mi guida a trovare una rispondenza che inevitabilmente risulta intrisa di quella sensibilità necessaria a dare corpo e senso al mio elaborato…….
Ri – trarre , non è forse trarre fuori da qualcosa, da qualcuno? Che importa se il ri-tratto sia una figura, un gesto, un animale o un luogo. Ri-traggo per portare con me , per me , e per forza di cose, in questo processo operativo si instaura uno scambio di intenzioni. Quello che il soggetto propone e mi racconta quello che io colgo a predisporre all’ascolto di chi altrimenti non avrebbe nessuna intenzione di ascoltare(il fruitore dell’opera) o di guardare.